Ha mai pensato di lavorare proprio nel “caffè antico” che spesso cita nelle sue
opere? O già sapeva che sarebbe diventato un giornalista e commediografo?
Mi è capitato spesso di pensare di continuare a lavorare nel bar della mia famiglia, però fino
da giovane ero affascinato dal mondo del giornalismo e del teatro, quindi nel profondo già
sapevo che avrei preferito un lavoro che combaciasse con le mie passioni piuttosto che uno
che mi avrebbe assicurato la paga. Non sono proprio quel genere di persona, ecco.
Come ha reagito alla notizia della sua malattia?
Beh quando ho saputo della malattia mi sono sentito vuoto in un primo momento.
Sapere che sarei potuto morire a causa di questa malattia e quindi il solo pensiero
di dover lasciare la mia amatissima Bari mi distruggeva. Poi, col tempo, ho imparato
a conviverci e a non pensare alla malattia come a qualcosa di brutto che mi avrebbe
fatto morire ma ad un timer che mi avrebbe spinto a scrivere ancora di più così da
poter scrivere e diffondere a tutti le mie idee e regalare alle future generazioni un
vero e proprio patrimonio sull’arte della mia tanto amata città, Bari.