“Nacque, piano piano, l’idea ‘Caffè antico’ ‘U cafè andiche’ […] M’era viva nel cuore la storia, tristissima, di un commerciante di via De Rossi – aveva una rivendita di sali e tabacchi – che aveva addirittura mandato suo figlio a studiare a Bologna. Il povero ragazzo, nella Bologna dotta e ricca, s’era ammalato gravemente e la famiglia seppe – sì, grande cosa la mobilità, ma era difficile in altri tempi comunicare – con gran ritardo che lo avevano perduto per sempre. […] Sì, se volevamo fare teatro popolare non dovevamo avere storie false, dovevamo puntare a storie nostre. […] Questo fu il canovaccio del ‘Cafè andiche’. […] Nella sera del 28 luglio 1951 ci fu la prima: passarono, sulla scena del Piccinni santi e caffettieri, sagrestani, suonatori ambulanti, vecchie donne, ragazzi e venditori di palloni. Fu un successo.”